I capi del fashion restano sempre più invenduti: quantità che spaventano e preoccupano i grandi brand. Cause del fenomeno e come uscire dall’empasse
Il mondo della moda e del fashion si rinnovano di continuo ma non sempre le proposte riescono a rispondere perfettamente alle aspettative dei clienti. A dirlo i dati che emergono dagli inventari dei grandi brand del lusso che si riempiono sempre di più di capi invenduti.
Le performance economiche che si delineano ora rispetto agli anni appena conclusi non sono per nulla positive e raccontano una realtà che è ben diversa dal passato. Un trend che non sembra arrestarsi e che fa paura. Vediamo nel dettaglio cosa sta accadendo.
Gli invenduti nel mondo del fashion aumentano a vista d’occhio. Vanno dai i 2,5 e i 5 miliardi di prodotti nel 2023 per i fashion players secondo le analisi di “The state of fashion 2025”.
Capi in eccesso che sono rimasti in magazzino e hanno determinato una perdita di almeno il 20% dei profitti mensili. Si stima che il valore di questi capi vada da 70 a 140 miliardi di dollari, una stima che in euro oscilla tra i 66 ed i 133 miliardi.
La conseguenza? Un maggiore assortimento nelle proposte dei capi in sconto con un aumento del 5% nella prima metà del 2024 rispetto al 2023. Un quadro preoccupante che destabilizza i brand e che li chiama a fare il punto della situazione per capire come ribaltare, quanto prima, le cose.
Le cause che hanno portato a far aumentare le cifre degli invenduti nell’ambito della moda sono diverse. In primis le micro-tendenze, veloci e spesso di nicchia, non aiutano più a capire quali sono i gusti dei consumatori e dunque ad individuare cosa vuole la domanda.
A questo si aggiunge il fast fashion che sta fagocitando il mercato, non solo per via dei prezzi super economici ma ora anche con tempi di commercializzazione sempre più brevi, che arrivano a soli 15 giorni.
C’è poi il cambio delle stagioni per via della crisi climatica che porta temperature imprevedibili e le aziende non riescono più ad organizzarsi e a stare dietro a tutto questo.
Le grandi aziende del fashion stanno pensando a riorganizzarsi anche in vista dei prossimi obblighi europei che puntano verso una progettazione ecocompatibile, la tracciabilità dei prodotti e l’illegalità della distruzione degli invenduti che entrerà in vigore entro il 2026.
Così si punta ad una automazione dei processi per cercare anche di avere una previsione più precisa sulla domanda. Un sistema che secondo i calcoli potrebbe ridurre gli stock degli invenduti fino al 15%.
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