PFAS nell’acqua minerale: un allarme per la salute pubblica, l’indagine della PAN Europ mette paura ai consumatori
La recente indagine condotta da PAN Europe ha sollevato nuove preoccupazioni riguardo la presenza di PFAS nelle acque minerali europee, evidenziando come alcune tra le più note marche, inclusa una del gruppo Nestlé, siano le più contaminate.
Questi composti, noti come “inquinanti eterni” a causa della loro persistenza nell’ambiente, rappresentano una minaccia significativa per la salute umana. Il test, che ha coinvolto 19 marche di acqua minerale provenienti da sette paesi europei, ha rivelato livelli di TFA (acido trifluoroacetico) superiori ai limiti normativi in sette campioni. Questo dato allarmante mette in discussione la purezza e la sicurezza dell’acqua minerale, tradizionalmente considerata una scelta salutare e sicura dai consumatori.
Nonostante le acque minerali siano soggette a rigidi controlli di qualità, l’indagine ha dimostrato come la contaminazione da PFAS sia un problema diffuso, che va ben oltre le singole marche o nazioni. Le fonti sotterranee, da cui si origina l’acqua minerale, non sono più immuni dall’inquinamento da PFAS, che grazie alla loro elevata mobilità e stabilità, riescono a infiltrarsi anche nelle falde più protette. Questo paradosso dell’acqua minerale “originariamente pura” solleva interrogativi sulla capacità delle aziende produttrici di garantire la qualità dell’acqua alla luce di una contaminazione ambientale così pervasiva.
Il paradosso dell’acqua minerale e la sfida della purezza
Il caso dell’acqua minerale Villers, con una concentrazione di TFA ben 34 volte superiore al limite massimo consentito, evidenzia la gravità del problema. Anche se le acque analizzate rispettano in gran parte i valori guida per la salute umana, la presenza di PFAS rimane una questione controversa. Studi recenti suggeriscono che l’esposizione a bassi livelli di questi composti può accumularsi nel tempo, portando a conseguenze negative per la salute. La sfida è quindi duplice: da un lato, proteggere le sorgenti dall’inquinamento da PFAS e, dall’altro, aggiornare i limiti normativi in base alle nuove evidenze scientifiche.
Le aziende produttrici si trovano di fronte al difficile compito di mantenere la promessa di purezza dell’acqua minerale, in un contesto in cui la contaminazione da PFAS sembra quasi inevitabile. La situazione attuale richiede un impegno congiunto da parte delle autorità, delle industrie e della comunità scientifica per trovare soluzioni efficaci che possano garantire la sicurezza e la qualità dell’acqua minerale.
Verso una soluzione globale per il problema dei PFAS
La contaminazione da PFAS non si limita all’acqua minerale, ma è un fenomeno globale che riguarda anche l’acqua potabile, i fiumi, i terreni agricoli e gli alimenti. L’Unione Europea ha stabilito un nuovo limite cumulativo per i PFAS nelle acque potabili a 0,5 µg/l, che entrerà in vigore nel 2026. Tuttavia, l’implementazione di questo limite non sarà uniforme tra gli Stati membri, evidenziando la necessità di un approccio più coordinato e deciso per affrontare il problema.
Per contrastare efficacemente la contaminazione da PFAS, è fondamentale ridurre l’utilizzo di questi composti chimici e investire in tecnologie di trattamento avanzate. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile proteggere le risorse idriche e garantire la sicurezza alimentare per le future generazioni. La questione dei PFAS nell’acqua minerale è solo la punta dell’iceberg di un problema ambientale e sanitario molto più ampio, che richiede una risposta urgente e coordinata a livello globale.